Semine mais 2017 all’insegna della stabilità

Semine 2017: i dati raccolti dal nostro Sondaggio realizzato nelle scorse settimane collimano con quanto riportato dai risultati del Rapporto sulle intenzioni di semina dell’Istat: le superfici seminate a mais resteranno grossomodo immutate rispetto al 2016, che però è stato un anno decisamente difficile per questa coltura.

Il nostro sondaggio ha posto due semplici domande agli oltre 1.200 contatti registrati alla newsletter Assomais e ai frequentatori della nostra pagina Facebook, e cioè:

  • Nel 2017 seminerai mais?
  • Se seminerai mais, rispetto allo scorso anno, aumenterai, diminuirai o manterrai la stessa superficie?

Risposte

Le risposte alla prima domanda evidenziano che nella maggior parte dei casi chi ha seminato mais nel 2016 lo seminerà anche quest’anno.

Le risposte alla seconda domanda indicano che nella maggior parte dei casi (60%) verranno seminate più o meno le stesse superfici rispetto al 2016, mentre a pari merito con il 20% abbiamo un aumento e una diminuzione della superficie, che quindi si annullano a vicenda.

Il nostro Sondaggio, per quanto poco scientifico e con un campione abbastanza contenuto, ha ottenuto risposte da tutti i principali areali madicoli della Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli ed Emilia Romagna e il risultato finale collima, come già detto, con i risultati riportati dal Rapporto Istat sulle Intenzioni di Semina, secondo i quali il mais nel 2017 potrebbe mantenere,
e addirittura un po’ aumentare (+1,1%) gli ettari della precedente campagna.

Diciamo che la notizia, per quanto buona, non migliora di molto la difficile situazione delle superfici investite: il settore continua infatti a subire una contrazione delle superfici coltivate a granella e a foraggio, che in 5 anni hanno perso oltre 300.000 ettari (dati ISTAT) giungendo ai minimi storici del 2016 con poco più di 650.000 ettari. Le stime fatte dall’economista e sostenitore di Assomais Dario Frisio durante la Giornata del Mais 2017 hanno infatti messo in luce per la campagna 2016 un tasso di auto-approvvigionamento del mais da granella inferiore al 60% e valori di import netto che dovrebbero sfiorare i 5.000 milioni di tonnellate. Il risultato è che uno dei cereali di punta della nostra agricoltura perde competitività e rischia di mettere in crisi il sistema agroalimentare Made in Italy: il mais è alla base dell’alimentazione zootecnica di quasi tutte le produzioni DOP e per legge le razioni alimentari degli animali devono contenere almeno il 50% di prodotto italiano.

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2024 Assomais, tavolo di confronto per la filiera maidicola • Credits Slowmedia