Mais, crisi di una coltura strategica per la zootecnia
La fotografia del mais italiano parla di una condizione di crisi che si protrae da anni. Gli elementi principali di questo declino vengono affrontati in un approfondimento dedicato sul numero in uscita della rivista ufficiale di Assalzoo, Mangimi&Alimenti.
Si parte dai dati sulla campagna maidicola del 2016 e sulla presenza di micotossine con un articolo di Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economica agraria / Unità di ricerca per la Mais coltura – Bergamo. Nell’articolo di Locatelli emerge come “la granella di mais è regolarmente contaminata da fumonisine in quantità variabile a seconda dell’andamento climatico stagionale”. E la consapevolezza che “il rilancio del mais risulti essere strategico per la zootecnia italiana e per la salvaguardia dei prodotti “made in Italy”.
Mais essenziale per la zootecnia italiana
Giulio Usai, responsabile area economica di Assalzoo, mette in fila i dati che certificano le crisi (la produzione a sei milioni e mezzo di tonnellate come negli anni ‘80, le rese ferme ai livelli di venti anni fa, il costo per le perdite di produzioni che negli ultimi quattro anni ha superato i tre miliardi di euro), indicando come essa si stia chiaramente riflettendo su tutto il settore zootecnico. Le soluzione sono da costruire con tutto il sistema agroalimentare e da progettare in prospettiva di medio periodo. Di certo, indica Usai, “occorre ridare motivazioni ai produttori di mais, mettendo loro a disposizione gli strumenti necessari a recuperare il forte gap di competitività che si è accumulato in venti anni a causa soprattutto del blocco alla ricerca in campo e della rinuncia all’innovazione”.
“Gli effetti sulla mangimistica e sull’intera zootecnia italiana della crisi del mais – evidenzia Alberto Allodi, presidente Assalzoo – hanno raggiunto un livello di guardia che obbligano tutti gli attori della filiera a prendere consapevolezza della necessità di un cambio di passo. La scelta editoriale di affrontare questo tema nell’ultimo numero della nostra rivista è espressione della volontà dell’Associazione di essere portavoce dei problemi che riguardano il mondo agroalimentare, prima attraverso la definizione dei temi caldi e poi, nei luoghi preposti, attraverso il dialogo con la filiera e la ricerca di soluzioni adeguate”.
La fotografia del mais italiano parla di una condizione di crisi che si protrae da anni. Gli elementi principali di questo declino vengono affrontati in un approfondimento dedicato sul numero in uscita della rivista ufficiale di Assalzoo, Mangimi&Alimenti.
Si parte dai dati sulla campagna maidicola del 2016 e sulla presenza di micotossine con un articolo di Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economica agraria / Unità di ricerca per la Mais coltura – Bergamo. Nell’articolo di Locatelli emerge come “la granella di mais è regolarmente contaminata da fumonisine in quantità variabile a seconda dell’andamento climatico stagionale”. E la consapevolezza che “il rilancio del mais risulti essere strategico per la zootecnia italiana e per la salvaguardia dei prodotti “made in Italy”.
Mais essenziale per la zootecnia italiana
Giulio Usai, responsabile area economica di Assalzoo, mette in fila i dati che certificano le crisi (la produzione a sei milioni e mezzo di tonnellate come negli anni ‘80, le rese ferme ai livelli di venti anni fa, il costo per le perdite di produzioni che negli ultimi quattro anni ha superato i tre miliardi di euro), indicando come essa si stia chiaramente riflettendo su tutto il settore zootecnico. Le soluzione sono da costruire con tutto il sistema agroalimentare e da progettare in prospettiva di medio periodo. Di certo, indica Usai, “occorre ridare motivazioni ai produttori di mais, mettendo loro a disposizione gli strumenti necessari a recuperare il forte gap di competitività che si è accumulato in venti anni a causa soprattutto del blocco alla ricerca in campo e della rinuncia all’innovazione”.
“Gli effetti sulla mangimistica e sull’intera zootecnia italiana della crisi del mais – evidenzia Alberto Allodi, presidente Assalzoo – hanno raggiunto un livello di guardia che obbligano tutti gli attori della filiera a prendere consapevolezza della necessità di un cambio di passo. La scelta editoriale di affrontare questo tema nell’ultimo numero della nostra rivista è espressione della volontà dell’Associazione di essere portavoce dei problemi che riguardano il mondo agroalimentare, prima attraverso la definizione dei temi caldi e poi, nei luoghi preposti, attraverso il dialogo con la filiera e la ricerca di soluzioni adeguate”.