Mais e contaminazioni da DON: quale influenza sul prezzo di mercato?
Quest’anno il DON porterà detrazioni sul prezzo del mais?
Domanda posta da Andrea Borsato
Risponde Mario Boggini, broker
Il DON sta portando non solo detrazioni ma anche premi sul prezzo, in realtà quanto sta accadendo è già successo in anni precedenti sempre sul mais, ma con l’aflatossina B1.Quindi il problema (o opportunità) di cui parliamo è la qualificazione del prodotto, che oggi però incontra vincoli nella normativa contrattuale di riferimento, nel concetto di “sano leale e mercantile”.
Oltretutto la legislazione ci mette del suo, parlando solo di aflatossine e DON sappiamo che il limite per la prima è 20 ppb, ma per l’utilizzo nelle vacche da latte il limite disposto da Circolari Regionali è 5 ppb, mentre per il Don non sussiste un livello cogente ma una Raccomandazione a 8.000ppb, limite che però si scontra con la sensibilità di alcune specie animali, che riducono drasticamente l’ingestione già a livelli di 2/3.000ppb.
Ad aumentare la confusione si somma la poca conoscenza del fatto che “le raccomandazioni e le circolari sono impegnative e vincolanti per gli organi di controllo della pubblica amministrazione”, quindi se nei contratti si fa riferimento alle Leggi vigenti e una raccomandazione non è legge, questa diventa però vincolante e cogente nel momento in cui s’incappa in un controllo.
Per tornare alla domanda, che andrebbe riformulata in: “Quest’anno il Don avrà influenza sul prezzo del mais?” la risposta è certamente sì, così come lo saranno sempre di più gli aspetti sanitari legati alle produzioni agricole.
Occorre innanzi tutto considerare che alti valori di DON sono ricollegabili a cariossidi macchiate, spezzate e impurità, inoltre in ambito di perizia merceologica il sentore olfattivo dato dalle alte concentrazioni di tossina fa sì che il deprezzamento possa essere anche più elevato dei dettami contrattuali inerenti chicchi spezzati, impurità relative ai chicchi e chicchi alterati.
Sappiamo che in diversi casi il ricevente è già ricorso al diritto di rifiuto e in gran parte dei casi si è reso necessario un declassamento del prodotto ad uso energetico con valori che al Nord Italia girano dai 115 ai 130 euro alla tonnellata posto in impianto.
Tutto ciò il mercato lo ha già recepito, infatti quest’anno fanno premio le origini geografiche nelle quali il mais è stato trebbiato prima, non permettendo alla muffa di sviluppare la tossina (Est) mentre in altre zone (Ovest) il mercato si è particolarmente deprezzato. Così come fanno maggiormente premio le origini da zone con clima non mediterraneo, anche se quest’anno il problema DON è più diffuso di quanto si pensasse e si riscontrano problemi, seppur più contenuti, anche su origini ritenute sicure.
Il mercato ha reagito in modi diversi, premiando le origini estere (comunitarie e non) ma anche pagando premi su quelle nazionali, cosa che sta rendendo particolarmente difficile l’individuazione del mercato per chi deve redigere i mercuriali delle varie Associazioni Granarie, che quindi possono agire solo allargando il differenziale minimo massimo, creando turbative a chi aveva redatto contratti in tempi non sospetti con la formula “media min/max listino di….” ma il listino è un riferimento, non un mero strumento.
Per rispondere completamente al lettore, l’aspetto sanitario, oltre che quello qualitativo bromatologico del prodotto saranno variabili sempre più sensibili in un mercato dove la qualità andrebbe premiata, ma purtroppo sappiamo anche che la “moneta grama condiziona anche quella buona”.
Comunque nessuno può andare contro il mercato, che si sta regolando da sé, con spostamenti di consumi su altri cereali, quali il grano, sorgo, orzo, triticale e su altre fonti proteico amilacee quali pisello proteico o residui di lavorazioni industriali.
La prova che la filiera produttiva si stia attrezzando contro queste emergenze, sta nei seguenti fatti: i kit di controllo e relativi apparecchi analitici che andati a ruba e le liste di attesa per l’installazione di pulitrici, meccaniche o ottiche.
Quindi non solo il DON o l’ormai ben nota Aflatossina B1 condizionano il mercato, ma si sta facendo sempre più largo la tendenza che, cercando i contaminanti in ppb e ppt, qualcosa si trova sempre e forse di questo passo la qualità sarà premiata e pagata, nella speranza di leggere in un prossimo futuro quotazioni inerenti “merce sanificata”, “merce nelle norme di cui al ………” merce idonea al controllo sanitario” o più semplicemente “merce di qualità” in quanto derivante da sistemi di pulitura……….
Quest’anno il DON porterà detrazioni sul prezzo del mais?
Domanda posta da Andrea Borsato
Risponde Mario Boggini, broker
Il DON sta portando non solo detrazioni ma anche premi sul prezzo, in realtà quanto sta accadendo è già successo in anni precedenti sempre sul mais, ma con l’aflatossina B1.Quindi il problema (o opportunità) di cui parliamo è la qualificazione del prodotto, che oggi però incontra vincoli nella normativa contrattuale di riferimento, nel concetto di “sano leale e mercantile”.
Oltretutto la legislazione ci mette del suo, parlando solo di aflatossine e DON sappiamo che il limite per la prima è 20 ppb, ma per l’utilizzo nelle vacche da latte il limite disposto da Circolari Regionali è 5 ppb, mentre per il Don non sussiste un livello cogente ma una Raccomandazione a 8.000ppb, limite che però si scontra con la sensibilità di alcune specie animali, che riducono drasticamente l’ingestione già a livelli di 2/3.000ppb.
Ad aumentare la confusione si somma la poca conoscenza del fatto che “le raccomandazioni e le circolari sono impegnative e vincolanti per gli organi di controllo della pubblica amministrazione”, quindi se nei contratti si fa riferimento alle Leggi vigenti e una raccomandazione non è legge, questa diventa però vincolante e cogente nel momento in cui s’incappa in un controllo.
Per tornare alla domanda, che andrebbe riformulata in: “Quest’anno il Don avrà influenza sul prezzo del mais?” la risposta è certamente sì, così come lo saranno sempre di più gli aspetti sanitari legati alle produzioni agricole.
Occorre innanzi tutto considerare che alti valori di DON sono ricollegabili a cariossidi macchiate, spezzate e impurità, inoltre in ambito di perizia merceologica il sentore olfattivo dato dalle alte concentrazioni di tossina fa sì che il deprezzamento possa essere anche più elevato dei dettami contrattuali inerenti chicchi spezzati, impurità relative ai chicchi e chicchi alterati.
Sappiamo che in diversi casi il ricevente è già ricorso al diritto di rifiuto e in gran parte dei casi si è reso necessario un declassamento del prodotto ad uso energetico con valori che al Nord Italia girano dai 115 ai 130 euro alla tonnellata posto in impianto.
Tutto ciò il mercato lo ha già recepito, infatti quest’anno fanno premio le origini geografiche nelle quali il mais è stato trebbiato prima, non permettendo alla muffa di sviluppare la tossina (Est) mentre in altre zone (Ovest) il mercato si è particolarmente deprezzato. Così come fanno maggiormente premio le origini da zone con clima non mediterraneo, anche se quest’anno il problema DON è più diffuso di quanto si pensasse e si riscontrano problemi, seppur più contenuti, anche su origini ritenute sicure.
Il mercato ha reagito in modi diversi, premiando le origini estere (comunitarie e non) ma anche pagando premi su quelle nazionali, cosa che sta rendendo particolarmente difficile l’individuazione del mercato per chi deve redigere i mercuriali delle varie Associazioni Granarie, che quindi possono agire solo allargando il differenziale minimo massimo, creando turbative a chi aveva redatto contratti in tempi non sospetti con la formula “media min/max listino di….” ma il listino è un riferimento, non un mero strumento.
Per rispondere completamente al lettore, l’aspetto sanitario, oltre che quello qualitativo bromatologico del prodotto saranno variabili sempre più sensibili in un mercato dove la qualità andrebbe premiata, ma purtroppo sappiamo anche che la “moneta grama condiziona anche quella buona”.
Comunque nessuno può andare contro il mercato, che si sta regolando da sé, con spostamenti di consumi su altri cereali, quali il grano, sorgo, orzo, triticale e su altre fonti proteico amilacee quali pisello proteico o residui di lavorazioni industriali.
La prova che la filiera produttiva si stia attrezzando contro queste emergenze, sta nei seguenti fatti: i kit di controllo e relativi apparecchi analitici che andati a ruba e le liste di attesa per l’installazione di pulitrici, meccaniche o ottiche.
Quindi non solo il DON o l’ormai ben nota Aflatossina B1 condizionano il mercato, ma si sta facendo sempre più largo la tendenza che, cercando i contaminanti in ppb e ppt, qualcosa si trova sempre e forse di questo passo la qualità sarà premiata e pagata, nella speranza di leggere in un prossimo futuro quotazioni inerenti “merce sanificata”, “merce nelle norme di cui al ………” merce idonea al controllo sanitario” o più semplicemente “merce di qualità” in quanto derivante da sistemi di pulitura……….