Aumenta il dazio all’import di mais
L’elevata produzione mondiale di mais e il rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro sono i fattori economici alla base della seconda consecutiva revisione del dazio alle importazioni da applicare per mais, sorgo e segale. La Commissione europea è intervenuta una prima volta lo scorso 8 agosto, quando è stato pubblicato il regolamento 1434/2017, con il quale per i tre prodotti citati era stato fissato un dazio di 5,61 euro/t. Una seconda operazione è stata eseguita il 1° settembre, perché la quotazione del mais è ulteriormente calata ed è stato pertanto necessario adeguare verso l’altro il dazio all’importazione, portandolo a 10,91 euro/t, che rimarrà in vigore finché non dovesse intervenire un ulteriore conteggio, seguito dalla pubblicazione di un nuovo regolamento.
È opportuno ricordare come il meccanismo per la quantificazione dei dazi all’importazione si attivi in automatico, secondo una procedura riportata nell’organizzazione unica di mercato (regolamento n. 1308/2013) e concordata in ambito Wto (accordo di Blair House tra Stati Uniti e Unione europea) e quindi sancita a livello internazionale, in modo da evitare guerre commerciali e contenziosi tra i Paesi esportatori e quelli importatori.
L’introduzione dei dazi all’importazione agisce come fattore di sostegno del mercato europeo del mais e degli altri due prodotti e, quindi, fa in modo che i produttori europei non siano svantaggiati nelle attuali condizioni di mercato. Le norme europee per il conteggio dei dazi per i cereali sono stabilite nel regolamento 642/2010 che per mais, sorgo e segale prevede un metodo unico basato sulla differenza tra il prezzo UE di riferimento e il prezzo del mais effettivo negli Stati Uniti. Il primo è calcolato partendo dal prezzo di intervento, pari a 101,31 euro/t, moltiplicato per il coefficiente 1,55, arrivando così a un prezzo di riferimento europeo di circa 156 euro/t. Il prezzo negli USA si determina partendo dalla quotazione del mercato a termine di Chicago e aggiungendo un premio e i costi di trasporto fino al porto europeo di Rotterdam. Se quest’ultimo è inferiore al prezzo di riferimento europeo, allora si applica il dazio all’importazione, pari alla differenza tra le due variabili. Tale dazio si applica non solo al mais, ma anche a segale e sorgo. A fine agosto scorso la quotazione del mais statunitense a Chicago è stata di circa 113 euro/t, cui è necessario aggiungere il premio (15 euro) e il costo di trasporto (17 euro), così da arrivare a poco più di 145 euro/t e cioè oltre 10 euro in meno rispetto al prezzo di riferimento. La Commissione europea nel dare notizia dell’intervento sui dazi ha precisato che l’ultima previsione del Consiglio internazionale dei cereali stima la produzione globale di mais 2016-2017 a quasi 1.100 milioni di tonnellate, vale a dire il livello più elevato mai registrato.
Oltre a ciò, si deve considerare che le scorte mondiali di fine campagna 2016- 2017 sono attestate a 232 milioni di tonnellate: anche in questo caso un record storico.
Le giacenze cumulate dei quattro principali esportatori (Argentina, Brasile, Ucraina e Stati Uniti) sono conteggiate a 78 milioni di tonnellate, livello mai toccato in passato. È evidente allora che il mercato è condizionato da una situazione di eccesso di offerta, che inevitabilmente spinge al ribasso le quotazioni.
A ciò si aggiunge poi la recente performance dell’euro, che si sta apprezzando in maniera sensibile sul dollaro, rendendo le importazioni di cereali più a buon mercato (a parità di quotazioni in dollari, il prezzo in euro risulta inferiore). In precedenza il dazio all’importazione per mais, sorgo e segale era vigente nel periodo compreso tra luglio e novembre 2014 ed era fissato a un valore di 5,32 euro/t. Dall’8 novembre 2014 fino allo scorso mese di agosto non c’è stato alcun dazio.
L’elevata produzione mondiale di mais e il rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro sono i fattori economici alla base della seconda consecutiva revisione del dazio alle importazioni da applicare per mais, sorgo e segale. La Commissione europea è intervenuta una prima volta lo scorso 8 agosto, quando è stato pubblicato il regolamento 1434/2017, con il quale per i tre prodotti citati era stato fissato un dazio di 5,61 euro/t. Una seconda operazione è stata eseguita il 1° settembre, perché la quotazione del mais è ulteriormente calata ed è stato pertanto necessario adeguare verso l’altro il dazio all’importazione, portandolo a 10,91 euro/t, che rimarrà in vigore finché non dovesse intervenire un ulteriore conteggio, seguito dalla pubblicazione di un nuovo regolamento.
È opportuno ricordare come il meccanismo per la quantificazione dei dazi all’importazione si attivi in automatico, secondo una procedura riportata nell’organizzazione unica di mercato (regolamento n. 1308/2013) e concordata in ambito Wto (accordo di Blair House tra Stati Uniti e Unione europea) e quindi sancita a livello internazionale, in modo da evitare guerre commerciali e contenziosi tra i Paesi esportatori e quelli importatori.
L’introduzione dei dazi all’importazione agisce come fattore di sostegno del mercato europeo del mais e degli altri due prodotti e, quindi, fa in modo che i produttori europei non siano svantaggiati nelle attuali condizioni di mercato. Le norme europee per il conteggio dei dazi per i cereali sono stabilite nel regolamento 642/2010 che per mais, sorgo e segale prevede un metodo unico basato sulla differenza tra il prezzo UE di riferimento e il prezzo del mais effettivo negli Stati Uniti. Il primo è calcolato partendo dal prezzo di intervento, pari a 101,31 euro/t, moltiplicato per il coefficiente 1,55, arrivando così a un prezzo di riferimento europeo di circa 156 euro/t. Il prezzo negli USA si determina partendo dalla quotazione del mercato a termine di Chicago e aggiungendo un premio e i costi di trasporto fino al porto europeo di Rotterdam. Se quest’ultimo è inferiore al prezzo di riferimento europeo, allora si applica il dazio all’importazione, pari alla differenza tra le due variabili. Tale dazio si applica non solo al mais, ma anche a segale e sorgo. A fine agosto scorso la quotazione del mais statunitense a Chicago è stata di circa 113 euro/t, cui è necessario aggiungere il premio (15 euro) e il costo di trasporto (17 euro), così da arrivare a poco più di 145 euro/t e cioè oltre 10 euro in meno rispetto al prezzo di riferimento. La Commissione europea nel dare notizia dell’intervento sui dazi ha precisato che l’ultima previsione del Consiglio internazionale dei cereali stima la produzione globale di mais 2016-2017 a quasi 1.100 milioni di tonnellate, vale a dire il livello più elevato mai registrato.
Oltre a ciò, si deve considerare che le scorte mondiali di fine campagna 2016- 2017 sono attestate a 232 milioni di tonnellate: anche in questo caso un record storico.
Le giacenze cumulate dei quattro principali esportatori (Argentina, Brasile, Ucraina e Stati Uniti) sono conteggiate a 78 milioni di tonnellate, livello mai toccato in passato. È evidente allora che il mercato è condizionato da una situazione di eccesso di offerta, che inevitabilmente spinge al ribasso le quotazioni.
A ciò si aggiunge poi la recente performance dell’euro, che si sta apprezzando in maniera sensibile sul dollaro, rendendo le importazioni di cereali più a buon mercato (a parità di quotazioni in dollari, il prezzo in euro risulta inferiore). In precedenza il dazio all’importazione per mais, sorgo e segale era vigente nel periodo compreso tra luglio e novembre 2014 ed era fissato a un valore di 5,32 euro/t. Dall’8 novembre 2014 fino allo scorso mese di agosto non c’è stato alcun dazio.