Nuovo anno: che mercato attende il mais?
Con il 2016 ormai alle spalle e poco più di tre mesi alle prossime semine operatori, agricoltori e addetti ai lavori si interrogano – come da tradizione – su quale anno attende il mais italiano.
Fare previsioni, si sa, è il lavoro più difficile (e rischioso) che ci sia, ma i principali istituti economici mondiali danno comunque indicazioni che vale la pena riassumere e
in questo articolo riportiamo una sintesi dal sito Commodity trading (a questo link la notizia completa).
Secondo Commerzbank le scorte USA di mais elevate saranno a livelli da record entro la fine della stagione 2016 – 2017 e questo peserà sulle quotazioni ancora per qualche tempo ma, se le previsioni di una contrazione delle semine evidenziate nelle recenti analisi condotte da Informa Economics saranno corroborate dai fatti, allora i prezzi potrebbero trovare un po’di sostegno. Negli USA, il più recente aumento dei requisiti di miscelazione di biocarburanti con i carburanti convenzionali (negli USA principalmente Etanolo) potrebbe anche risultare favorevole ai prezzi del prodotto, ovviamente a patto che il nuovo governo non intervenga in modo significativo in questo contesto. In termini di prezzo ci attendiamo un quarto trimestre 2017 con il mais a quota 380 USd/bu.
Impatto de La Nina sul raccolto USA
Secondo l’Isituto Goldman Sachs, a fronte delle numerose preoccupazioni a proposito di un eventuale impatto de La Nina sul raccolto di Mais USA, quest’ultimo si è mostrato decisamente florido ed attualmente anche le condizioni meteo in cui si trovano i raccolti sudamericani si presentano favorevoli alla crescita del prodotto. Le attese sono per dei prezzi del Mais in stato di debolezza a ridosso del costo di produzione, un elemento che limiterà ulteriori impennate delle scorte.
L’istituto Rabobank prevede che le attuali scorte globali di Mais subiranno una battuta d’arresto nel corso delle stagioni 2016 – 2017 e 2017 – 2018 e si attende che questo declino (il primo dal 2009) sia in grado di portare lo Stocks To Use Ratio (dato che permette di avere un’idea del rapporto che c’è tra scorte finali e domanda totale. Le Sorte finali indicano quanti milioni di bushel di mais restano alla fine dell’anno e quanti verranno portati nell’anno successivo) al 19%, livello più basso degli ultimi 4 anni. In Cina, a seguito delle modifiche apportate dal governo ai sistemi di sovvenzione, le scorte diminuiranno di circa 10 milioni nella stagione 2016 – 2017 e del doppio nella stagione successiva. Le scorte globali – Cina esclusa – rimarranno a livelli confortevoli ma, nella stagione 2017 – 2018, subiranno una contrazione del 6% su base annua. Per quanto riguarda il Sud America ci attendiamo, in condizioni meteo normali, un aumento del raccolto di Brasile ed Argentina di 25 milioni di tonnellate (+26%, valori combinati). Le nostre previsioni sono per una media di prezzo pari a 340 – 365 USd/bu, con le quotazioni oppresse dall’ampia fornitura.
Societe Generale, infine, riporta che il rischio di ribasso per il mais sarà limitato per due ragioni: la prima è che ci attendiamo una contrazione dell’ettarato mondiale pari a 5.5 milioni di acri durante la stagione 2017 – 2018 e questo potrà portare lo Stocks To Use Ratio, nella stagione 2017 – 2018, a quota 13.2% contro il 16.2% della stagione 2016 – 2017.
La maggior parte delle notizie negative (secondo elemento preso in considerazione) sono già scontate nelle quotazioni attuali del Mais, che si attestano al di sotto del 15% rispetto alla media dell’anno passato relativa al periodo successivo alla raccolta. Si suppone che i coltivatori si asterranno dal piazzare prodotto a mercato con un prezzo inferiore a 320 USd/bu. Ogni ulteriore ribasso potrà causare coperture delle short position a seguito delle attese di una contrazione dell’ettarato citate in precedenza. Il dollaro forte e la politica USA nei confronti del Messico (importatore chiave) si confermano “fattori di rischio” per il prodotto.
Prezzi italiani fermi
Guardando all’inizio dell’anno a casa nostra segnaliamo quanto riportato dal sito Obiettivo Cereali: “Anche per il mais nazionale non vi sono quotazioni relative alla prima settimana del 2017. Pertanto, a Milano il prodotto “con caratteristiche” vale 184 euro/t, quello convenzionale 176,50 euro/t. A Bologna i prezzi sono rispettivamente 178 euro/t e 174 euro/t. Sui mercati a termine il trend per il mais è positivo, ma in misura minore rispetto al frumento tenero. A Parigi il future di marzo ha chiuso venerdì a 169,75 euro/t, a Chicago la stessa scadenza vale ora 358 cent/bushel (133,82 euro/t). Il mercato fisico in Francia è rimasto praticamente invariato; il prezzo fob di Bordeaux di venerdì era 168 euro/t».
Con il 2016 ormai alle spalle e poco più di tre mesi alle prossime semine operatori, agricoltori e addetti ai lavori si interrogano – come da tradizione – su quale anno attende il mais italiano.
Fare previsioni, si sa, è il lavoro più difficile (e rischioso) che ci sia, ma i principali istituti economici mondiali danno comunque indicazioni che vale la pena riassumere e
in questo articolo riportiamo una sintesi dal sito Commodity trading (a questo link la notizia completa).
Secondo Commerzbank le scorte USA di mais elevate saranno a livelli da record entro la fine della stagione 2016 – 2017 e questo peserà sulle quotazioni ancora per qualche tempo ma, se le previsioni di una contrazione delle semine evidenziate nelle recenti analisi condotte da Informa Economics saranno corroborate dai fatti, allora i prezzi potrebbero trovare un po’di sostegno. Negli USA, il più recente aumento dei requisiti di miscelazione di biocarburanti con i carburanti convenzionali (negli USA principalmente Etanolo) potrebbe anche risultare favorevole ai prezzi del prodotto, ovviamente a patto che il nuovo governo non intervenga in modo significativo in questo contesto. In termini di prezzo ci attendiamo un quarto trimestre 2017 con il mais a quota 380 USd/bu.
Impatto de La Nina sul raccolto USA
Secondo l’Isituto Goldman Sachs, a fronte delle numerose preoccupazioni a proposito di un eventuale impatto de La Nina sul raccolto di Mais USA, quest’ultimo si è mostrato decisamente florido ed attualmente anche le condizioni meteo in cui si trovano i raccolti sudamericani si presentano favorevoli alla crescita del prodotto. Le attese sono per dei prezzi del Mais in stato di debolezza a ridosso del costo di produzione, un elemento che limiterà ulteriori impennate delle scorte.
L’istituto Rabobank prevede che le attuali scorte globali di Mais subiranno una battuta d’arresto nel corso delle stagioni 2016 – 2017 e 2017 – 2018 e si attende che questo declino (il primo dal 2009) sia in grado di portare lo Stocks To Use Ratio (dato che permette di avere un’idea del rapporto che c’è tra scorte finali e domanda totale. Le Sorte finali indicano quanti milioni di bushel di mais restano alla fine dell’anno e quanti verranno portati nell’anno successivo) al 19%, livello più basso degli ultimi 4 anni. In Cina, a seguito delle modifiche apportate dal governo ai sistemi di sovvenzione, le scorte diminuiranno di circa 10 milioni nella stagione 2016 – 2017 e del doppio nella stagione successiva. Le scorte globali – Cina esclusa – rimarranno a livelli confortevoli ma, nella stagione 2017 – 2018, subiranno una contrazione del 6% su base annua. Per quanto riguarda il Sud America ci attendiamo, in condizioni meteo normali, un aumento del raccolto di Brasile ed Argentina di 25 milioni di tonnellate (+26%, valori combinati). Le nostre previsioni sono per una media di prezzo pari a 340 – 365 USd/bu, con le quotazioni oppresse dall’ampia fornitura.
Societe Generale, infine, riporta che il rischio di ribasso per il mais sarà limitato per due ragioni: la prima è che ci attendiamo una contrazione dell’ettarato mondiale pari a 5.5 milioni di acri durante la stagione 2017 – 2018 e questo potrà portare lo Stocks To Use Ratio, nella stagione 2017 – 2018, a quota 13.2% contro il 16.2% della stagione 2016 – 2017.
La maggior parte delle notizie negative (secondo elemento preso in considerazione) sono già scontate nelle quotazioni attuali del Mais, che si attestano al di sotto del 15% rispetto alla media dell’anno passato relativa al periodo successivo alla raccolta. Si suppone che i coltivatori si asterranno dal piazzare prodotto a mercato con un prezzo inferiore a 320 USd/bu. Ogni ulteriore ribasso potrà causare coperture delle short position a seguito delle attese di una contrazione dell’ettarato citate in precedenza. Il dollaro forte e la politica USA nei confronti del Messico (importatore chiave) si confermano “fattori di rischio” per il prodotto.
Prezzi italiani fermi
Guardando all’inizio dell’anno a casa nostra segnaliamo quanto riportato dal sito Obiettivo Cereali: “Anche per il mais nazionale non vi sono quotazioni relative alla prima settimana del 2017. Pertanto, a Milano il prodotto “con caratteristiche” vale 184 euro/t, quello convenzionale 176,50 euro/t. A Bologna i prezzi sono rispettivamente 178 euro/t e 174 euro/t. Sui mercati a termine il trend per il mais è positivo, ma in misura minore rispetto al frumento tenero. A Parigi il future di marzo ha chiuso venerdì a 169,75 euro/t, a Chicago la stessa scadenza vale ora 358 cent/bushel (133,82 euro/t). Il mercato fisico in Francia è rimasto praticamente invariato; il prezzo fob di Bordeaux di venerdì era 168 euro/t».